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Delle tantissime sciocchezze che avevo già fatto nella vita, mi mancava quella di perdere l’aereo. Un’ emozione che mi regalai alla fine di un viaggio che era stato senza inconvenienti e per la quale rischiai di aver problemi nel tornare a casa.

Shiraz non è solo un vino
Shiraz fu l’ultima meta ed è un’altra città bellissima e con tanta storia. Dal suo nome viene il celebre vitigno che purtroppo là non esiste più per via della proibizione dell’alcool (che privatamente però viene bevuto).
Con un tour andai anche a vedere le immense tombe degli antichi imperatori persiani. Tra queste le rovine della città di Persepoli, una delle antiche capitali della Persia.

Perdere l’aereo, ma essere fortunati, o nel paese migliore
Utilizzare i voli interni per muoversi in Iran è quasi indispensabile. Le distanze sono considerevoli.
Andando verso l’aeroporto dove avrei dovuto prendere un volo interno per Teheran e poi da lì in Italia, riflettevo sul fatto che era andato veramente tutto liscio. Al banco del check-in però mi dissero che non potevo salire su quello che ritenevo fosse il mio volo. A loro non risultavo in lista.
Mi capitò quindi di perdere l’aereo per il mio eccesso di pianificazione. Se non fossi riuscito ad arrivare nella capitale per tempo (avrei dovuto anche cambiare aeroporto) avrei rischiato di non riuscire a tornare in Italia, con conseguenti problemi di visti, di altro volo e poi di ferie e lavoro. Mi portarono proprio dal direttore dell’aeroporto che dopo alcune telefonate alla compagnia aerea scoprì il mistero.
Avevo cambiato io l’orario mesi prima. Inizialmente sarei dovuto partire con il volo precedente. Non me lo ero segnato e non mi era arrivato l’aggiornamento o avevo salvato la mail sbagliata.
Fortunatamente mi fecero salire sul volo successivo. Il problema fu che non si poteva pagare con la carta, ma lui stesso, il direttore, mi cambiò gli euro avendo io terminato i Real.

Un Kurdo mi salva
Comunque mi trovavo in ritardo netto. Arrivai a Teheran di notte tardi, di lì a poco la metro avrebbe chiuso.
Intanto presi il primo treno dato che ne avrei dovuti cambiare due e attraversare la città. Sulla metro iniziai a parlare con un ragazzo Kurdo, che mi spiegò la sua tragica situazione di profugo e che comunque era grato a quel paese che con tutti i difetti che ha, aiuta milioni di persone nelle sue condizioni.
Mi spiegò che non sarei riuscito ad arrivare all’aeroporto internazionale via metro e che a quell’ora rischiavo anche di non trovare un taxi. All’uscita me ne trovò lui uno e si raccomandò col taxista (che non parlava inglese) perché mi portasse rapidamente. Ultimo esempio dell’estrema gentilezza di questo mondo che bistrattiamo tanto. Quello dell’Iran è un popolo sfortunato che meriterebbe altro e che avrebbe tutte le possibilità per essere un bel posto dove vivere e dove andare in vacanza.
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