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Le passeggiate nel parco delle foreste casentinesi sono ormai diventate una piacevole abitudine. Questo è il sito del parco con molte indicazioni per visitarlo.

Se non posso stare via una notte, ma ho abbastanza tempo, nel week end faccio l’ora e mezza che mi serve per raggiungerlo. Se ho più tempo, carico anche la tenda e faccio un paio di giorni in mezzo alla natura.

Qui per esempio ci sono gli articoli della mia esperienza nella via degli Dei.
In questo link invece l’articolo in inglese, che ho scritto per il sito internazionale voluntouring.org.

Il parco delle foreste Casentinesi

Il parco delle foreste Casentinesi è una meraviglia ed è tenuto benissimo, ma anche alcune zone limitrofe lo sono. Non sto a citare i percorsi più belli perché spesso sono troppo affollati mentre ce ne sono altri altrettanto meritevoli. Ci sono alcune vedute spettacolari ma il motivo per cui dopo qualche settimana che lo devo trascurare ne sento quasi l’astinenza, sono i boschi. Proprio per questo motivo vado spesso solo o, se capita con una persona. Alcune volte vado con gruppi ma soffro particolarmente l’impossibilità di godermi il suono del silenzio della natura.
In gruppo con guida sono stati memorabili le uscite in ciaspole e quella per ascoltare i bramiti dei cervi; a volte si fanno anche conoscenze interessanti e anzi dopo un’uscita rimediai addirittura due appuntamenti che si rivelarono proficui. Particolarmente simpatiche sono le uscite che a volte faccio con un gruppo di Languages Exchange dove in teoria si dovrebbe anche esercitare l’inglese, ma a volte si potrebbe parlare solo in dialetto.
In giro per i boschi con Karl Marx

Per quanto riguarda le uscite che mi è capitato di fare in due, c’è sempre il rischio di andare troppo forte o troppo piano rispetto all’altro anche se il rischio maggiore per me è quando sono con qualcuno troppo fotografo o che ama le soste lunghe. A me piace procedere magari piano e piuttosto fermarmi al ritorno per una birra, un gelato o anche pranzo, da quelle parti ci sono eccellenti trattorie.
Una delle uscite più piacevoli è stata in 3, io, un’amica e il suo adorabile cagnetto di nome Karl e di cognome Marx. Non so se perché ancora giovane, particolarmente vivace o alla prima esperienza simile, fu molto divertente. Non dico ad ogni metro, ma quasi si girava verso di noi per manifestare il suo entusiasmo per i tanti odori inconsueti, le tantissime tracce di animali e ovviamente l’infinito numero di alberi su cui fare una pisciatina.
Problematiche in tenda

Ogni tanto cerco di fare una o 2 notti nelle foreste casentinesi, ma anche negli appennini emiliani o in quelli marchigiani. In questo modo riesco a fare giri diversi e ad ottimizzare i tempi visto. Mi è capitato di fare un week end a fine maggio nell’appennino reggiano, ma dovetti rinunciare ai sentieri ipotizzati perché c’era ancora neve. Sembro incosciente, ma per il trekking se vado via da solo sto attento, cerco di fare sentieri facili e non solo con buone condizioni meteo, evito anche solo se ha piovuto nei giorni precedenti.

Dormire in campeggio, ma se non d’estate anche in hotel o rifugio, dopo una bella camminata e al mattino dopo poter rifarlo subito senza prendere l’auto per me è una gran cosa. D’estate mi piace molto il campeggio anche perché un modo per sfuggire all’afa che ho a casa, ma ovviamente non va sempre tutto liscio.
Per esempio, ho dovuto rinunciare ai comodi materassi gonfiabili, quelli alti e comodissimi. Diverse volte mi ero trovato a terra nel cuore della notte. Essendo un tipo molto rispettoso, non me la sono mai sentita di svegliare tutto il campeggio per riparare o rigonfiare il materasso (procedure alquanto rumorose). Una volta mi portai dietro ben due materassi e li impilai. Bello dormire in alto e convinto che se ne fosse sgonfiato uno, alla peggio avrei avuto l’altro. Pare incredibile, ma alle 3 di notte mi svegliai perché erano entrambi a terra.
Mai dimenticare la pillolina
Uno dei miei progetti è di fare un po’ alla volta più tappe possibili del Sentiero Italia, l’insieme di sentieri che da Trieste attraversano l’arco alpino e poi tutti gli appennini, con tappe anche nelle dorsali di Sicilia e Sardegna. Avevo ipotizzato due notti in campeggio vicino al Passo della Futa, tra Toscana ed Emilia-Romagna e partendo da lì fare un giorno il sentiero verso est con ritorno e andare nell’altra direzione il giorno seguente, considerando anche di godermi una bella cenetta in una trattoria tipica.

Forse presi freddo, o forse mangiai qualcosa di avariato con il mio intestino ancora stressato dal recente viaggio in Africa. Tant’è che dovetti cenare al volo e trascurare la trattoria per dirigermi velocemente in bagno e poi al campeggio.
Quando mi avevano assegnato la piazzola non avrei mai immaginato quando proprio quella volta avrei apprezzato la vicinanza ai servizi e la bellezza degli stessi. Solitamente in questi fortunatamente rarissimi casi mi impasticco, ma quella volta ne ero sprovvisto. Convinto di aver adempito a tutti i miei doveri fisici, andai a dormire ma mio malgrado mi svegliai presto, me l’ero fatta addosso senza nemmeno accorgermene! Potete immaginare quanto fu spiacevole; tra l’alto temendo potesse ricapitare mi sforzai pure di non riaddormentarmi e comunque all’alba me ne tornai a casa rinunciando al secondo trekking.

Non solo parco delle foreste Casentinesi, ma tutto l’Appennino Emiliano-Romagnolo

Tra i tanti week end in montagna uno che mi è piaciuto particolarmente è stato quello al passo del Cerreto dove ho fatto anche la salita sul Monte la nuda a cui ambivo sia per il nome sia per il fatto che da lì si vede nitidamente il Mar Ligure. Ma sempre in provincia di Reggio Emilia, è stato indimenticabile il giro dalle parti della Pietra di Bissmantova.

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