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Anche se parlo di viaggi, questo articolo è un piccolo manuale su come diventare famosi, anche se non lo consiglio.
Tornammo a Cienfuegos che ci era sembrata una meraviglia. Ma dopo aver fatto un po’ di conti e aver realizzato che, anche al netto di quanto speso per l’inutile ritorno nella capitale (4 ore di bus per tratta), coi soldi rimasti non si andava da nessuna parte, iniziò a venirci un certo sconforto.
Tornare ricchi
Il mattino seguente al mio amico venne l’idea di provare se il bancomat lì funzionava. Super scettico gli dissi che era impossibile, visto che, come ci avevano detto all’ambasciata, avevamo provato già allo sportello all’Avana.
Lo lasciai entrare da solo in banca, che a quell’ora era aperta, e restai con tutto il disfattismo possibile seduto su una panchina.
Uscì raggiante e sventolando delle banconote, era come diventare ricchi nuovamente. Solo dopo andai a leggermi bene la guida cartacea, dove era scritto che a Cuba gli sportelli bancomat non funzionavano fuori dagli orari di apertura delle banche. Quindi, sarebbe bastato fare il prelievo 10 minuti dopo e molte delle nostre angosce non le avremmo vissute.
A quel punto però i giorni rimasti erano pochi. Io ero demotivato e tutto in attesa di tornare a casa a fare una video chiamata, così decidemmo di tornare verso l’Avana e di fare due giorni di mare in relax. Tornammo nel primo ufficio, dove trovammo anche seppur molto tassati, i soldi che ci aveva spedito mio fratello. Ne perdemmo ulteriore valore anche perché li dovemmo ricambiare in dollari. Pareva la beffa finale, ma ce ne furono altre!
Durante l’ultima passeggiata in centro, mi sentii preso per una mano. Era una bella bambina sorridente, non feci in tempo a dire al mio amico fortuna che nel mondo ci sono ancora i bambini che con la loro purezza danno speranza per il futuro. Saltò fuori la madre che chiese un dollaro per fare una foto assieme alla figlia.
Andando all’aeroporto il tassista sentendoci italiani, ci volle fare assolutamente ascoltare una cassetta di Eros Ramazzotti che entrambi detestiamo. Quella fu l’ultima beffa in terra cubana.

In conclusione, andare sul giornale e venire sbeffeggiati da tutti
Al rientro in Italia, a parte la sorpresa della bolletta del telefono che ci arrivò il mese dopo, ce ne fu un’altra bella grossa.
In passato avevo avuto un certo successo nel denunciare ingiustizie scrivendo ai giornali. In seguito alla truffa legata alla mia esperienza di lavoro nel Regno unito, oltre ad essere pubblicato su diversi quotidiani nazionali, fui ospite alla celebre trasmissione televisiva Mi manda Rai 3. Mentre in seguito ad un disguido per una visita in ospedale, ricevetti persino le scuse dall’Ausl, sullo stesso giornale locale.

Diventare famosi non è sempre positivo
Convinti delle nostre ragioni, scrivemmo una lettera in cui intendevamo raccontare la poca umanità della banca che non aveva voluto far fare il bonifico a mio fratello, e l’inefficienza dell’Ambasciata italiana. Il fatto di apparire sul giornale ci sembrava una buona cosa e il miglior sistema per denunciare i nostri torti.
Invece il quotidiano locale scrisse un articolo facendoci fare la figura dei puttanieri ingenui, e ci trovammo anche le locandine delle edicole con il titolo 2 Cervesi truffati a Cuba. Inoltre, tale articolo venne ripreso anche da un sito che parlare di vacanze a Cuba e ci sbeffeggiarono pure lì.
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