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Machu Picchu e Rainbow mountains sono stati il gran finale del viaggio e meritano la fama che hanno. Questo articolo lo inserisco nella categoria KO/OK, perché racconta due momenti che credo restino indelebilmente nella memoria di chiunque li viva.
Per una volta posto in evidenza la più banale delle foto che si fanno in viaggio: di schiena.
Il posto che per anni è sempre stato il più gettonato del Perù è senza dubbio il sito di Machu Picchu; lo merita certamente. E’ anche una delle Sette meraviglie del mondo moderno. Ci si immagina che sia difficile da raggiungere e invece ora è abbastanza facile.
Ma, scoperte più recentemente le Rainbow Mountains sono altrettanto indimenticabili e più faticose da raggiungere.
Il Machu Picchu
Come per altre rovine Inca, le origini del luogo sono misteriose. Secondo una teoria, è stata inesplorata e quindi arrivata a noi in buono stato proprio perché essendo inaccessibile e nascosta dalla foresta, i conquistadores non ci arrivarono.
A tal proposito cito questo link, presente nel sito con cui collaboro.
Alcuni ci arrivano tramite un trekking, altrimenti c’è un sentiero facile nella foresta che noi facemmo al ritorno; i più ci arrivano via autobus dalla vicina Aguas Calientes. Questa è la classica cittadina appoggio, tutta bar, ristoranti e hotel; per arrivarci si fa un tragitto con un treno con soffitto trasparente.

L’ingresso al sito e ai vari mezzi per arrivarci, è da prenotare in anticipo; c’è tanta folla. Unica possibilità per godersi meglio il sito è arrivarci per primi; ci svegliammo nottetempo e ci mettemmo in attesa della navetta che era ancora buio pesto. Merita vederlo prima che si riempia, senza lo strazio dei vari selfisti e dei gruppi che devono fare mille scatti in ogni posa. Il sito è bellissimo anche per quello che c’è attorno.
Davanti ai resti della città vi è una montagna su cui in pochi salgono perché ci si arriva con un sentiero molto impegnativo, pericoloso e stretto, tanto che, se incontri qualcuno nel senso opposto è un guaio grosso. Più fattibile la salita sulla cima della montagna dove sono gli edifici, anche se in realtà, soprattutto per la discesa, è massacrante perché con gradoni spesso di altezza molto diversa e devi badare a dove e come metti i piedi. L’altitudine non si avverte poiché il Machu Picchu è solo a 2400 metri.
Le Rainbow mountains
Decisamente più ostiche sono le Rainbow Mountains.
C’è un’ora di cammino per arrivarci, non troppo ripido, ma a ben 5200 metri. Io ci sono arrivato.
Per strada ci sono varie persone pronte ad assistere i turisti, con bombole dell’ossigeno o muli e cavalli su cui salire. Io pian pianino sono riuscito da solo, le difficoltà dei giorni precedenti erano superate e arrivato in cima provai una soddisfazione grande, anche perché molti più giovani di me si sono dovuti fermare o farsi aiutare.
Chiamate anche Montagne Colorate, Vinicunca è semplicemente incredibile, e quando sei lassù non pare vero. I colori dipendono alla sovrapposizione di minerali avvenuta nel corso di milioni di anni. È un’attrazione nuova, poiché fino al 2015 non si conoscevano. I colori infatti erano nascosti sotto uno strato di neve e ghiaccio che, a causa (purtroppo) del cambiamento climatico, si è sciolto. Lo spettacolo nello spettacolo è il paesaggio tutto attorno; una parata di montagne ancora più alte, quelle si, ancora imbiancate.
In conclusione, tra Machu Picchu e Rainbow mountains, qual è l’esperienza più bella? Per me la seconda!
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